Genova!

Come è ormai consuetudine di TurismoinAuto anche la prova della Maserati Gran Cabrio, oltre che racconto di viaggio, è soprattutto un “diario dello spirito”. Scoprirete così una Genova per molti versi unica. Qualsiasi buona guida “tradizionale” offre infatti accurate descrizioni di cosa fare e visitare in Liguria. Ecco perché TurismoinAuto ha scelto di interpretare Genova e il suo vicino Levante in maniera personale e, confidiamo, non del tutto scontata

Arriviamo a Genova appena terminata una di quelle burrasche che si possono vederesolo da queste parti: tempeste dell’animo con le nuvole che corrono veloci e con il vento che spazza strade e pensieri, forze della natura che hanno travolto e affascinato anche un grande poeta come Paul Valéry. Che tanto amò Genova e che a Genova si sentiva “fanciullo e straniero” allo stesso tempo. E così, finito il temporale, un miracolo di luce dipinge la Maserati GranCabrio vicino allo scoglio di Quarto. Ma Genova è soprattutto i suoi vicoli, suggestivi perché schiacciati in un territorio angusto ed assurdo, con il mare che succhia il poco di terra creata e le montagne che soffocano quella che viene voglia di rubare. Il giorno dopo, quando li visitiamo, ci accoglie per fortuna una giornata di luce sfolgorante.

Rendiamo il dovuto omaggio al Porto Antico e alla Bolla di Renzo Piano (qui è stato ricostruito un habitat naturale tropicale) e al Galata Museo del Mare (dove è ancorato il sommergibile Nazario Sauro). Poi, finalmente, penetreremo nei vicoli, antico cuore della città ancorato al mare. Si parte sempre da qui, dal mare, unico spazio aperto verso il mondo di una città senza spazi. Anche per questo Genova ha fatto innamorare poeti venuti da altre terre... Genova mia città intera. Geranio. Polveriera. Genova di ferro e aria, mia lavagna, arenaria. Genova città pulita. Brezza e luce in salita. Genova verticale, vertigine, aria, scale.. Genova dove non vivo, mio nome, sostantivo.. Genova di mala voce. Mia delizia. Mia croce.. Genova che non mi lascia. Mia fidanzata. Bagascia..

…Genova che mi struggi. Intestini. Caruggi… si recita a memoria la Litania di Caproni… Niente meglio del centro storico, di questo sublime e impossibile intrigo di pietre, può raccontare ascesa, nobiltà, decadenza e speranze di Genova. Se qui è nata la sua leggenda, partendo anche da qui, da una nuova, concreta, sistematica valorizzazione turistica del centro storico – parte del quale è Patrimonio dell’umanità Unesco - Genova può legittimamente trovare quelle risorse per rafforzare la propria rinascita culturale. E la genovesità pure è figlia di questo territorio: un misto di intraprendenza, perché se non ti inventi gli affari un territorio così ti uccide, ma anche di fatica di vivere, perché quello che viene conquistato è costato fatica. Una città così ti affascina, terribilmente, o la sfuggi, magari lentamente ma inesorabilmente.

Genova ci si offre dunque bellissima in una luminosa mattinata di metà settembre, con il sole che gioca con la Maserati GranCabrio come da mille anni fa con le ombre nascoste tra gli spazi di via di Scurreria e la cattedrale di San Lorenzo, sù sù fino a Palazzo Ducale - dove hanno luogo le più importanti manifestazioni culturali che si tengono in città - e poi giù di nuovo verso la via del Campo cantata da Fabrizio De Andrè. Una città davvero degna di ospitare una macchina raffinata come la GranCabrio. Perché Genova sfiora e resiste alle contraddizioni del tempo grazie allo splendore delle sue magnifiche costruzioni, come Palazzo Tursi, sede del Comune, o anche grazie alla passione per l’opulenza rappresentata dagli edifici dell’allora Strada Nuova, oggi via Garibaldi. Una strada che il grande pittore fiammingo Peter Paul Rubens riprodusse disegnando i rilievi dei suoi palazzi, pensandoli come modelli di case per la nobiltà di Anversa. A Genova tutto è davvero in salita, come la sovrapposizione di case, chiese, mura e pietre, verticali esistenze in un territorio senza logica. A Genova lo spazio si percepisce dunque solo se lo si associa al tempo, con tutto quanto il tempo si trascina via, uomini, cose, pensieri, tormenti…

 

Testo di Bruno Pampaloni

Foto di Roberto Rasia dal Polo

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