Michele Chiarlo (AT)

Michele Chiarlo è una delle cantine più rinomate del territorio del Barbera e siccome il Barbera è italiano e nasce in queste terre meravigliose del sud astigiano, ovvero nel Monferrato, si può affermare senza timore di essere smentiti che Michele Chiarlo è una delle cantine più rinomate a livello mondiale.
Sono 60 gli ettari totali di proprietà della famiglia Chiarlo, di cui più del 30% è dedicato al Barbera. Si producono poi anche il Moscato, il Nebbiolo e il Barolo.
Uno degli eredi della dinastia Chiarlo è Stefano Chiarlo, figlio del fondatore. "Sebbene il 65% della nostra produzione venga venduto all'estero - ci racconta Stefano - tuttavia noi rimaniamo molto radicati nel nostro territorio, che amiamo profondamente. E' proprio questa passione che ha fatto nascere in mio padre e in noi fratelli la cultura del vino, che oggi tentiamo di trasmettere a tutto il nostro mondo. Il Piemonte è una terra generosa e va rispettata. 

Una sere di normative vieta l'irrigazione, quindi noi speriamo in inverni con abbondanti nevicate o piogge, perché questo si traduce in una terra ricca di acqua. Il vino lo tocchiamo poco, proprio perché se la preparazione del terreno viene fatta a dovere, non c'è bisogno di manipolarlo. Ci limitiamo a controllare la temperatura e l'umidità. Questa è la vera fortuna del nostromeraviglioso territorio."
Il Barbera (o LA Barbera, come la chiamano da queste parti) di Chiarlo è suddiviso in tre prodotti:

1 - Barbera La Court, si tratta di un Cru di altissimo livello, prodotto grazie ad una raccolta specifica di circa 50 quintali di uva per ettaro, dunque una selezione severa. Da ogni pianta vengono presi solo 5 o 6 grappoli. Si tratta di un vino che ottiene una fermentazione in tino, al 50% in barrique nuove e 50% in botti grandi per un anno. 

Dopo tale periodo, i due vini si assemblano e si lasciano decantare per due mesi. Non viene filtrato né chiarificato. Dopodiché si imbottiglia. 

Il Barbera Le Court è un vino che si beve addirittura dai 12 ai 15 anni di invecchiamento, prodotto importante di questa terra, da abbinare ad Agnolotti al Plin, taglierini ai funghi o carni decise come gli arrosti. In enoteca si trova dai 40 ai 45 euro e i ristoranti stellati lo usano come Barbera nobile, nelle loro migliori carte dei vini.
2 - Barbera Cipressi La Court, si parla di un ottimo Barbera, prodotto grazie ad una raccolta di 70/75 quintali di uva per ogni ettaro, bevibile fino a 6/7 anni di invecchiamento e capace di rimanere in botti grandi per un anno. In enoteca si trova sui 20/25 euro e i ristoranti della zona lo consigliano per il pranzo. Se del vino top, il La Court, Chiarlo ne produce 20.000 bottiglie l'anno, di questo Cipressi riesce a realizzare 50.000 bottiglie l'anno.
3 - Barbera Le Orme, l'unico Barbera di Chiarlo che non è un Cru, viene affinato per sei mesi in botti grandi di legno. Si tratta del prodotto entry-level della Cantina, un Barbera senza impegno, che dà le sue soddisfazioni. 

"Noi crediamo molto nella cultura del vino - concludeStefano Chiarlo - e per questo motivo puntiamo anche sull'Oriente. In quelle terre ci sono potenzialità per il Made in Italy ancora inespresse, ma manca la cultura vera del vino. Pochi lo conoscono e ne sono grandi conoscitori, ma tutti gli altri lo ignorano. Dal '96 la mia famiglia mette in cantina un quantitativo importante di vini con scientifica selezione. Stiamo costruendo un'eredità che un giorno sarà storica per questo territorio."

"Spesso anche nel nostro paese siamo vittime di un ingiusto processo nei confronti del vino, mentre la distinzione dovrebbe essere fatta fra un buon bere, come un calice di Barbera La Court e un cocktail di basso livello con cui i nostri ragazzi vengono presi in giro in alcuni esercizi commerciali."

Il riferimento al nuovo Codice della Strada è evidente e noi di TurismoinAuto.com non possiamo non rilevarlo. Ben venga la tolleranza zero per i neo-patentati, ma come abbiamo sostenuti già più volte, sarebbe necessario investire molte più risorse per insegnare la cultura delbere. Eravamo e siamo dell'idea che ci sia una profonda differenza tra un sessantenne che a fine pranzo risulta avere un tasso alcolemico di 0,6 g/l per aver bevuto due bicchieri di barbera e un ragazzino di 22 anni che risulta 0,8 g/l con in corpo due cocktail realizzati con bevande scadenti, miste a fumo e magari a qualche pasticca.

Entrambi hanno torto, perché il limite, lo ricordiamo, è di 0,5 g/l, e dunque vanno penalizzati, ma siamo certi che sia corretto che la pena per entrambi sia uguale? Pensiamoci...

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